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Un po' di magia




Aldo sa unire l’esperienza contadina alla poeticità dell’artista.


Stare qualche giorno nella casa che ha costruito con le sue mani è stata un'esperienza mistica, come passare la notte in un tronco cavo, o sotto un tappeto di muschio. Non c’è riscaldamento, neanche una stufa per tenersi caldi nell’umidità della sera: bisogna arrangiarsi con tante coperte. La mattina dopo però, quando arrivano i raggi del sole a scaldare le ossa, sembra di uscirne fortificati.


Nel processo di ritorno alla natura funziona spesso così. C’è un elemento di scomodità che si trasforma in soddisfazione. È l’acqua fredda che sveglia la mente, la fiamma del fuoco che cauterizza le ferita.


Mentre lavoriamo in giardino, Aldo ci parla dell’ordine delle cose. Parla di chakra, energie visibili e invisibili, esseri tangibili e intangibili.


Non esiste un metodo per verificare l’esistenza di queste forze invisibili e neppure un altro in grado di misurarne l’intensità, ma non per questo lui, e molti amici che vengono a trovarlo, smettono di crederci.


Anche noi, al contatto con questo luogo, rimaniamo incantati e aperti alla possibilità che qualche forza invisibile possa esistere. Di Aldo assorbiamo il suo lato fiabesco oltre che la saggezza botanica.


Per esempio, in passato era capitato che alcuni volessero rovinare il paesaggio con delle costruzioni poco belle. Lui ci racconta di aver udito e visto la terra ribellarsi a quell’idea stupida, frutto della prepotenza di alcuni uomini. Ci mostra il drago che si sveglia, infuriato contro quelli che non hanno rispettato la montagna in cui dormiva.


La realtà è un’entità così complessa che a volte può essere soffocante. Un po’ di magia aiuta a spiegarsi l’inspiegabile, interpretare ciò che non torna, muovere il sottile strato di foschia che si ostina a nascondere i nostri pensieri appena messi in ordine.




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